L’Adolescenza di Pi Greco – Compagnia della Mola
E’ con “L’adolescenza di Pi Greco” della Compagnia della Mola, che prosegue, ancora stasera, il Bando AMApola R-esistenze Creative 2014 – FE Fabbrica dell’Esperienza. Si tratta di un progetto di residenza mensile – con spettacolo a pubblica restituzione del lavoro svolto -, che vedrà, fino a quest’autunno, succedersi 7 compagnie operanti sul territorio milanese, ma prive di sede propria.
Dopo Famiglia Mastorna con il loro “L’Amore delle Pietre”, ieri sera ha debuttato, appunto, “L’adolescenza di Pi Greco” della Compagnia della Mola: 5 giovani attori – Manuele Laghi (qui pure drammaturgo e co-regista con Del vecchio), Dario Del Vecchio, appunto, Monica Giordano, Mattia Maffezzoli e Laura Martelli -, diplomati all’Arsenale nel 2011 e dedicatisi, poi, a sperimentarsi su lavori dalle tipologie più differenti.
In questa residenza propongono un lavoro che ha la freschezza del viaggio iniziatico – non a caso quel’ ‘L’adolescenza’… – e, in più, la capacità di farlo attraversando l’universo apparentemente freddo e siderale della matematica, ma sapendolo rendere vivo e coinvolgente.
“Uno spettacolo quanto mai adatto ai ragazzi delle scuole…”, ho subito pensato; e non solo per l’argomento trattato – lo sconsolato ‘Pi Greco’, lui in qualche modo ‘numero’ all’interno di un mondo fatto di figure geometriche, che, complice l’amica Calcolatrice, cerca di trovare le sue origini ed il suo posto nel mondo e spiegare quell’ infinito che è, ma che non sembra razionalizzabile -; ciò che lo rende particolarmente interessante per quel segmento di pubblico, infatti, penso sia proprio l’intuizione di poter trattare tutta una serie di considerazioni e teoremi matematici con la leggerezza della favola, quasi, ma senza perdere la credibilità scientifica del discorso sotteso, seppur solo accennato: senza inutili appesantimenti e complicazioni.
Il registro narrativo e l’immaginario a cui attinge sono quelli del racconto Fantasy: l’evocazione classica dell’ eroe-adolescente – visto in tante pellicole -, che, muovendo da un conflitto, percorre il suo viaggio di scoperta fino a raggiungere comunque una risoluzione: sia o non sia quella che ci si aspettava; il coprotagonista ad un certo punto scacciato, come da manuale, quasi a rivendicare quel bisogno di autonomia/rischiare in prima persona – e mettersi alla prova: senza rete -, tipica di quell’età -; una serie di personaggi che intervengono durante il percorso: con segno più o meno, verrebbe qui da dire, a mettere in guardia contro il pregiudizio di bontà degli astanti – anch’esso così tipicamente adolescenziale… Emblematico, in tal senso, è il caso dello 0,9 periodico, che non è quel che sembra, come, con stringente dimostrazione matematica, la Calcolatrice mostrerà a Pi Greco: “Perché l’abito non fa il monaco…”, dice: alludendo al personaggio falsamente rivestito della divisa arancione dal gusto un po’ shaolin. L’episodio s’inquadra in una scena fatta dal crepito ironico-sarcastico sui modi di dire – in parte felici espressioni della saggezza popolare, in parte vuoti flata,, con cui riempirsi la bocca in un eccesso di conversazione -; ed, anche qui: ecco un altro monito all’ onere/onore del sapere: ché non è tutto oro, quel che riluce, sembra dirci…
Il tutto attraverso una scenografia essenziale: i soli oggetti sul palco sono dei versatili cubi/parallelepipedi in polistirolo – ai lati uno scotch che diventa blu, con la luce giusta… -, che vengono mossi continuamente e sapientemente a costruire/decostruire i paesaggi di quest’ asettico universo matematico, che sa tingersi di mitico. Sì, ma poi, ben si prestano pure agli usi più surreali – la barca dalle suggestioni dantesche con cui i due vengono traghettati nel terribile mondo dei numeri negativi… -, piuttosto che a elementi descrittivi di realtà come nella scena del ballo sui cubi, appunto. A livello d’immagini evocate, poi, tutti i cult della serie: dal ‘maghetto’ Potter – ben ce lo ricorda, quel Pi Greco candido idealista e pertinace indagatore; anche se poi gli occhialoni rotondi per un curioso transfert li ritroviamo sul naso della coprotagonista Calcolatrice… – al guru in nero di “Star Wors”, passando attraverso le figurine graziose ed un po’ simpaticamente saputelle di “Pagemaster” – qui: sempre in Calcolatrice.
Affiati, i ragazzi di questa giovane compagnia, divertenti e divertiti, è parso; comunque meritori di portare in scena un esperimento così particolare e di farlo attraverso quella coralità, che il teatro contemporaneo tende a lesinare: per questione di costi, anche.